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Una tradizione che vive

Questo presepe è una vera opera d’arte, frutto della genialità di Vittorio Bettio, che nel 1950 realizzò il suo primo presepio meccanico.
Inizialmente alimentato da semplici meccanismi come sveglie e carrucole, il presepio si è evoluto negli anni, passando da una forza motrice ad acqua fino a un motore elettrico, mantenendo intatta la sua autenticità artigianale.

Ogni dettaglio è stato ideato con metodi ingegnosi e materiali di recupero, come ruote di bicicletta e trasformatori artigianali. Dopo anni di sacrifici e dedizione, il presepe ha trovato dimora stabile nei locali della chiesa parrocchiale, dove continua a incantare grandi e piccoli con i suoi movimenti e la magia della Natività.

La visione di Vittorio Bettio

Vittorio non era solo un abile artigiano, ma un vero e proprio visionario. Il suo desiderio non era semplicemente quello di rappresentare la Natività, ma di raccontare, attraverso il presepio, la vita e le tradizioni del suo territorio.

Ogni movimento delle statuine e ogni scena erano ispirati ai mestieri, ai paesaggi e alle storie della comunità montana. Nonostante le difficoltà tecniche e logistiche, Vittorio trasformò un sogno in realtà, dando vita a un’opera che parla di ingegno, sacrificio e amore per le proprie radici.

L’aneddoto dei contrappesi

Tra le tante innovazioni ideate da Vittorio, una delle più curiose riguardava l’eliminazione della carica a molla nelle statuine, sostituita da contrappesi simili a quelli di un orologio a cucù. L’idea, per quanto ingegnosa, portava con sé qualche imprevisto: i contrappesi, a causa dell’assenza di una valida frizione, talvolta scendevano troppo velocemente.

Questo faceva correre le statuine a una velocità surreale nella grotta e nel mulino, una scena che spesso suscitava risate! Nonostante l’idea fosse accantonata, quei momenti di comicità rimasero impressi nella memoria di tutti, aggiungendo un tocco di leggerezza alle sfide tecniche.

Gli angeli in volo e la “sfida” familiare

Vittorio, uomo di fede vera, sognava un presepio che fosse capace di stupire. Un anno si mise in testa di proiettare angeli in volo sul cielo stellato del presepe. Dopo aver costruito un meccanismo rotante con specchi, il problema divenne trovare immagini adatte degli angeli.

La soluzione arrivò in famiglia: vestì i nipoti Nicola e Francesco con vesti celesti, coroncine e ali bianche, scattando delle foto da utilizzare. Mentre Francesco, piccolo, si prestò senza difficoltà, Nicola, più grande, si sentiva ridicolo e fu necessario molto impegno per convincerlo. Il risultato, però, fu memorabile: i due “angeli” sembravano davvero librarsi nel cielo, regalando al presepio un fascino unico.

Un’eredità tramandata con passione

Grazie al lavoro di Roberto Armellin e di molti volontari, questa tradizione vive ancora oggi. Ogni Natale il presepio viene ripristinato con cura, mantenendo viva la memoria del suo ideatore e di chi ha dedicato il proprio impegno per custodirne l’incanto.

Visitare il presepio animato significa tuttora immergersi in un’opera unica che celebra non solo la Natività, ma anche l’ingegno e il cuore della comunità di Castellavazzo.

Visita il presepio